Diabete
Il termine diabete è di derivazione greca, significa “passare attraverso” e descrive una condizione generica di aumentata filtrazione renale con aumentata emissione di urine. Il suffisso “mellito” (dal latino mel cioè miele, dolce) è stato aggiunto successivamente per il fatto che il sangue e le urine dei pazienti diabetici avevano un sapore dolciastro.
Il diabete mellito è una malattia cronica e multifattoriale, caratterizzata da iperglicemia causata da alterazioni metaboliche dovuti a difetti della secrezione e/o dell”azione dell”insulina.
L’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante dell’organismo ed ha un’azione anabolizzante. E’ prodotto dalle cellule beta del pancreas ed agisce rendendo permeabili le membrane cellulari al passaggio del glucosio favorendo così la sua internalizzazione. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno ed innalza la glicemia.
Il diabete si distingue nei tipi 1 e 2
Tra le persone affette da diabete, il 10% riguarda il tipo 1 che insorge generalmente nell’infanzia o nell’adolescenza ed il 90% riguarda il tipo 2 che può insorgere dai 30 anni in poi.
Nel diabete di tipo 1, il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule beta che la producono. Questa distruzione, che può svolgersi lentamente o rapidamente, è dovuta alla presenza di anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule beta. Quali siano le cause ancora non è chiaro, ma si pensa che potrebbero essere multifattoriali come ambientali, genetici, virali e batterici. Per questo, il diabete tipo 1 è classificato tra le “malattie autoimmuni” cioè dovuto ad una reazione immunitaria diretta contro lo stesso organismo. Tra gli agenti scatenanti la risposta immunitaria sembrano essere il virus della parotite, il citomegalovirus, i virus Coxakie B ed i virus dell’encefalomiocardite.
Il diabete di tipo 2 è invece la forma più comune perché, come già detto, affligge il 90% dei diabetici. In questo caso, contrariamente a quanto avviene nel diabete tipo 1, il pancreas produce l’insulina ma le cellule bersaglio sulle quali dovrebbe agire l’ormone sono insensibili alla sua azione. Pertanto, il glucosio non entra nelle cellule, rimane nel sangue e aumenta il tasso glicemico.
Le cause di questo tipo di diabete sono spesso ereditarie, infatti il 40% dei diabetici tipo 2 ha parenti di primo grado anch’essi diabetici, ma una concausa rilevante per lo sviluppo della malattia è spesso il sovrappeso, l’obesità e lo scarso esercizio fisico.
Associati al diabete di tipo 2 sono anche l’ipertensione e/o la dislipidemia ed il rischio di sviluppare la malattia aumenta con l’età.
A seconda del tipo di diabete, la sintomatologia di insorgenza è differente. Nel caso del diabete tipo 1, di solito si assiste ad un esordio acuto, spesso in relazione ad un episodio febbrile, con sete (polidipsia), aumentata quantità di urine (poliuria), sensazione di stanchezza (astenia), perdita di peso, pelle secca ed aumentata frequenza di infezioni.
Il diabete tipo 2, invece, non presenta i sintomi caratteristici del tipo 1; qui la sintomatologia è più sfumata e per questo viene scoperto tardivamente e la glicemia spesso si presenta gia elevata da parecchio tempo.
Complicanze
Nel diabete tipo 1, la carenza di insulina provoca più frequentemente complicanze di tipo acuto piuttosto che cronico, Esso è da mettere in relazione al fatto che, la mancanza di insulina e quindi una carenza di glucosio all’interno delle cellule, provoca un aumento notevole dei corpi chetonici instaurando uno stato di acidosi che nei casi più gravi può condurre anche al coma.
Nel diabete tipo 2 le complicanze acute sono rare, mentre sono frequenti le complicanze croniche vascolari che riguardano diversi organi e tessuti; esse compaiono dopo molti anni dalle prime alterazioni metaboliche e possono essere microvascolari e macrovascolari a seconda che coinvolgano vasi piccoli o vasi arteriosi di calibro più grosso. Frequenti sono la retinopatia, la nefropatia e la neuropatia.
L’elevata frequenza di queste complicanze vascolari impone uno stretto monitoraggio degli organi bersaglio come occhi, reni e arti inferiori. Per questo, è necessario che le persone con diabete si sottopongano a periodiche visite di controllo, anche in assenza di sintomi.
La dieta per il paziente diabetico
La dieta deve essere elaborata tenendo conto dell’effettivo stato metabolico e nutrizionale del paziente, al fine di curare o correggere gli errori alimentari e gli squilibri metabolici.
Fino ad alcuni anni fa venivano forniti ai soggetti diabetici tipologie di diete che escludevano i carboidrati dei dolci, del pane e della pasta e, in molti casi, comprendevano lunghi elenchi di cibi da evitare senza alcun riferimento al problema lipidico ed energetico.
Per compensare il diminuito apporto calorico dovuto alla mancanza di zuccheri, si assegnavano pericolosi aumenti delle quote proteiche e lipidiche che portavano ad una dieta con un alto contenuto di grassi; questi, probabilmente, sono stati la causa della malattia ateroslerotica comune nei pazienti diabetici fino all’ultimo decennio.
I nuovi indirizzi dietologici prevedono l’uso di un’opportuna dieta equilibrata e sono supportati dal fatto che la mortalità dei diabetici non è correlata agli squilibri metabolici propri della malattia ma ai picchi iperglicemici associati a dislipidemia ed alle micro e macroangiopatie.
Diabete di tipo 1
Il diabete tipo 1, come già detto, è correlato a carenza di insulina, e pertanto, il trattamento primario è farmacologico ed è dato dalla somministrazione dell’ormone; una dieta appropriata in questo caso coadiuva in modo indispensabile quella farmacologica e mira a:
ridurre i rischi ipoglicemici contrastando le fluttuazioni dei valori della glicemia;
correggere o migliorare l’assetto lipidico;
diminuire i rischi delle complicanze della malattia diabetica.
Inoltre, dato che i pazienti con diabete di tipo 1 sono generalmente magri ed in età scolare, hanno bisogno di una dieta ipercalorica equilibrata per recuperare il peso fisiologico e continuare il normale accrescimento e sviluppo.
A raggiungimento del peso normale si è ormai comunemente accertato che per il trattamento dietologico il paziente diabetico deve essere considerato simile al non diabetico.
Diabete di tipo 2
Il paziente diabetico di tipo 2 è molto spesso in eccesso ponderale e l’obesità si associa ad una resistenza cellulare all’azione dell’insulina.
In questo caso sono consigliate:
una dieta ipocalorica equilibrata fino al raggiungimento del peso desiderabile;
una continua ed efficiente attività fisica.
Il raggiungimento del peso fisiologico è fondamentale per l’ azione che questo ha sulla riduzione e spesso sulla normalizzazione dei valori della glicemia.
Considerazioni
La dieta da fornire ai pazienti diabetici in sovrappeso deve essere un obiettivo facilmente raggiungibile e concordato con il paziente: per es. un calo ponderale di 0,5 – 1 Kg per settimana può essere raggiunto con una riduzione di circa 500 – 1000 Kcal/die rispetto a quelle richieste per il mantenimento del peso fisiologico.
Diete ipocaloriche ben indirizzate possono talora far ridurre o addirittura interrompere il trattamento farmacologico se l’obiettivo della normalizzazione delle alterazioni metaboliche viene raggiunto.
I vantaggi a lungo termine sono:
- la riduzione del rischio di macroangiopatie;
- la diminuzione degli alti valori pressori spesso presenti;
- il miglioramento del quadro lipidico plasmatico;
- il superamento della insulino-resistenza dovuta all’obesità.
La dieta inoltre mira a prevenire ed a normalizzare l’ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia e l’iperuricemia con indubbi vantaggi sulla prevenzione delle complicanze cardiovascolari. In conclusione, possiamo dire che un’alimentazione appropriata rappresenta oggi il cardine della terapia del diabete di tipo 1 e 2.